CAPITOLO III

Internet e l'E-Commerce

3.5 Il marketing on-line delle PMI italiane

Secondo il Rapporto Annuale dell'ISTAT sulla situazione del Paese nel 2000 (ISTAT, 2001a, pp.158-162), negli ultimi anni la diffusione dell'ICT nelle piccole e medie imprese è notevolmente aumentata in tutta Europa, in particolare è cresciuto l'utilizzo del computer, di Internet e delle forme di comunicazione attraverso la Rete (posta elettronica, chat...), inoltre tutti i settori utilizzano il www. Tuttavia, sussistono ancora ostacoli all'e-commerce.
Più precisamente, l'investimento iniziale per introdurre le nuove tecnologie ed il commercio elettronico nelle piccole e medie imprese tende ad essere proporzionalmente maggiore che nelle grandi.
Ugualmente, il timore di "un'insufficiente massa critica di utilizzatori del commercio elettronico", la carenza delle figure professionali specializzate nelle attività legate all'e-commerce e la difficoltà di intendere le diverse lingue utilizzate in Internet possono disincentivarne l'uso.
Altri ostacoli sono rappresentati dai problemi logistici, dall'incertezza delle condizioni contrattuali e dei pagamenti.
A marzo 2000, per studiare quanto l'attenzione delle piccole e medie imprese italiane sia rivolta al web con lo scopo di aumentare le vendite, Freepping ha realizzato una ricerca mediante 1000 interviste telefoniche ad altrettante PMI, con fatturato tra i 2,5 e i 25 milioni di euro in Italia: il 60% di esse era composto da aziende di produzione, mentre il restante 40% da imprese di servizi.
Si è riscontrata una forte attenzione nei confronti del web: il 59% dichiara di avere un sito Internet, mentre il 16,5% sostiene di averne uno in costruzione o in progettazione. Quindi, in totale, circa il 75% degli intervistati è presente sul web o vuole esserlo in tempi molto contenuti.


Fonte: nostra elaborazione dati Freepping

Le aziende sono convinte che la Rete possa creare occasioni di sviluppo, tuttavia la conoscenza multimediale non é tanto diffusa da suggerire utilizzi diversi dalla creazione di un sito aziendale, per lo più una brochure on-line.
Questo probabilmente perché l'approccio ad Internet, in questi primi anni di diffusione di massa é stato di natura informatica (non attraverso tecniche di marketing o di comunicazione).
Gli investimenti e le competenze tecniche necessarie per la gestione delle attività sul web non sono ritenuti un ostacolo: rispettivamente soltanto l'11% e l'8,2% delle imprese dichiarano di avere difficoltà su questi fronti; maggiori i problemi legati al timore di non ottenere sufficiente visibilità e visitatori per il sito e ad una scarsa motivazione dell'azienda.


Fonte: nostra elaborazione dati Freepping

In generale, le aziende intervistate dimostrano una visione non strategica di Internet, fin dalla sua prima diffusione: il web é nato per far giungere lo stesso messaggio a più persone contemporaneamente.
La richiesta delle PMI, emersa con chiarezza, é di segmentare il mercato, inviando messaggi specifici a target ristretti e identificabili, per aumentare il numero di visitatori nei propri siti.
Un terzo degli intervistati ritiene la Rete uno strumento più utile alle piccole e medie imprese che alle grandi, dato che queste ultime, diversamente dalle prime, hanno anche altri canali per farsi conoscere. Tuttavia, più della metà del campione non considera Internet un mezzo agile, particolarmente fruibile da aziende innovatrici come le PMI.


Fonte: nostra elaborazione dati Freepping

Secondo Mariotti e Sgobbi (2000), l'abbattimento dei costi permette alle piccole e medie imprese di diversificare geograficamente i propri mercati di sbocco senza quei vincoli finanziari, imposti da una rete "fisica" di vendita e di marketing. Anche nelle grandi aziende la scelta del canale elettronico porta al ridimensionamento dei costi operativi e di gestione.
Tale riduzione è anche legata a processi di razionalizzazione, tra cui il massiccio ricorso all'outsourcing ed al taglio delle figure professionali divenute oramai obsolete a causa dell'introduzione dell'e-commerce.
Un esempio indicativo di questa reingegnerizzazione¹ dei processi aziendali portata dal commercio elettronico è dato dalla gestione commerciale della Cisco Systems, nella quale gli ordini on-line, raccolti ed elaborati attraverso il software IPC (Internetworking Product Center) della società, rappresentano circa l'80% del fatturato dell'impresa.
Infatti, l'e-commerce ha diminuito sostanzialmente il tempo necessario alla raccolta, alla verifica ed all'espletamento degli ordini ed il personale assegnato a svolgere tali compiti.
E' proprio per questo che, secondo Campodall'Orto e Scalfi (2000), dal punto di vista occupazionale, è importante rilevare che il commercio elettronico riduce anche i costi di personale delle imprese, nel senso che la produttività del servizio on-line richiede un organico di alto livello, ma numericamente minore.
A proposito, sempre la Cisco afferma che attraverso la realizzazione del proprio sito web, l'azienda ha potuto evitare di assumere 1000 nuovi addetti nell'area vendita e post-vendita.
Emerge chiaramente che nel breve periodo il commercio elettronico impedisce la creazione di nuovi posti di lavoro a bassa qualificazione nelle imprese ICT. Anche per questo, riuscire ad integrare lavoro "virtuale" e "reale" (ad esempio, valorizzando la multicanalità, le forme contrattuali flessibili, la formazione e il ruolo dei nuovi intermediari) sarebbe ancor più rilevante.
La ricerca di Freepping rileva anche un limite delle aziende che si avvicinano ad Internet senza una chiara strategia: qualunque strumento venga da esse utilizzato, è vissuto in maniera statica. Una volta attivato, il sito non viene aggiornato con frequenza, sono scarsamente presenti elementi di interattività con i visitatori e, se ci sono, non vengono utilizzati correttamente dalle aziende. In altre parole, non esiste una cultura del mezzo e non se ne conoscono esattamente le potenzialità.
Il 30% delle aziende intervistate dichiara di aver destinato ad Internet una voce specifica del proprio budget 2000. La percezione di spesa necessaria per realizzare un sito non appare elevatissima: la metà delle PMI esaminate reputa sufficiente una cifra inferiore a 5.000 €, confermando che non esiste una sufficiente coscienza degli investimenti necessari.
Il 35% non ha fornito risposte in merito: si tratta degli indecisi, che non hanno ancora preso posizione nei confronti del nuovo mezzo. Tale situazione è illustrata dalla tabella 3.15.


Fonte: nostra elaborazione dati Freepping

Vi sarebbe disponibilità ad aumentare gli investimenti, se fossero offerti strumenti o percorsi in grado di rendere chiaramente percepibili i risultati dell'utilizzo di Internet, dato che il web è percepito come un mezzo di comunicazione sicuramente più economico rispetto ai tradizionali.
In conclusione, il commercio elettronico è un'occasione formidabile per agganciare veramente le PMI italiane alla globalizzazione.
Se esse conquisteranno nuovi mercati, riducendo i costi di gestione e concentrandosi sulla qualità dei prodotti, il tradizionale problema delle dimensioni, da sempre limite del nostro sistema industriale (nel quale, infatti, le grandi imprese sono poco numerose), potrebbe essere compensato dalla maggiore elasticità che l'era Internet offre alle imprese.

 


Top| Sommario| << Precedente | Successiva >>
>> Home Page www.supplyprocurement.it <<